E’ sorta una serie di problemi, anche gravi, che possono rientrare in 2 categorie principali:
1) L’avidità sempre crescente dei produttori;
2) La guerra ideologica che hanno scatenato tramite le loro produzioni.
Al primo punto, le fazioni contrapposte sono i produttori vs tutto il resto delle persone che lavora nell’ambito dell’intrattenimento, il che ha comportato uno sciopero clamoroso da parte di attori, sceneggiatori, tecnici, assistenti e persino da parte del personale che si occupa delle pulizie, per manifestare pubblicamente il loro malessere dovuto a trattamenti economici ritenuti largamente inadeguati, orari di lavoro da schiavitù e comportamenti al limite della denuncia penale da parte dei produttori.
Le conseguenze di questo sciopero sono state catastrofiche per tutti i film e le serie TV che erano in produzione in questo periodo con cancellazioni, rimandi e chiusure.
Il 4 dicembre ci sarà un importante appuntamento tra le parti e si vedrà se la faccenda si chiuderà o proseguirà peggio di prima.
Il secondo caso, quello che voglio approfondire maggiormente, è quello della battaglia ideologica che i produttori di Hollywood portano avanti da un decennio a questa parte quasi indisturbati: il "woke".
L’ideologia che gli americani identificano come “woke” è un prodotto della sinistra americana che poi si è allargata a tutto l’occidente.
Tutt’ora c’è qualcuno che nega la sua esistenza ma si sono scomodati anche importanti personaggi pubblici per denunciare l’aggressività di questa ideologia come il Ministro francese Jean Michel Blanquer, il Ministro dell’Università della Gran Bretagna Michelle Donelan ed una pletora di politici, attori e vip degli USA.
Ma cos’è il woke?
Per non dilungarmi troppo dirò che è un’ideologia che mette l’occidente al centro di ogni problema del mondo. Essa si abbina alla “cancel culture” ed al "politicamente corretto", mette alla berlina la cultura, la religione e gli usi e costumi occidentali tacciandoli di ogni nefandezza e porta avanti una narrativa che vede qualsiasi altra persona/cultura/religione al mondo come meritevole di ogni attenzione e rispetto a dispetto della nostra.
Ovviamente è stata immediatamente fatta loro da movimenti quali Black Lives Matter e Me Too.
Come dicevo, da una decina di anni a questa parte i produttori di Hollywood hanno abbracciato in toto questa ideologia con rarissime esclusioni (Clint Estwood, Mel Gibson e pochi altri) e ciò si è notato in quasi tutti i film e le serie TV che sono uscite da lì in poi.
Nel concreto, abbiamo visto la demonizzazione dell’uomo caucasico (bianco) ed eterosessuale che viene spesso descritto come criminale, spietato, opportunista, vigliacco, meschino, ignorante, debole e imbecille, in favore di figure che sono ritenute più “consone” ovvero omosessuali, donne, etnie diverse da quella caucasica.
Se poi si fa la combo di donna+omosessuale+etnia africana, si raggiunge il nirvana, per gli addetti ai lavori.
Il pubblico in sala ha visto quindi sostituire i propri storici beniamini con figure profondamente diverse dagli Stallone o Schwarzennegger degli anni 80/’90 ovvero donne più forti, più veloci, più colte, più intelligenti ed in generale più “buone” dei cattivi uomini-bianchi-eterosessuali.
Come sempre, nei primi anni di questa silenziosa rivoluzione intrattenitiva, i produttori hanno negato ogni addebbito ed ogni insinuazione da parte del pubblico.
A poco a poco però, man mano che i guadagni crescevano esponenzialmente, si sono fatti sempre più arroganti, arrivando ad ammettere pubblicamente che la loro opera tendeva letteralmente a cancellare la figura dell’uomo bianco dalle loro produzioni.
Da un paio d’anni a questa parte, però, il loro “gioco” sembra non funzionare più.
Dopo aver sostituito sceneggiatori, attori, comparse e tecnici con generi ed etnie a loro più consoni, i guadagni non solo sono iniziati a calare ma nell’ultimo anno c’è stato un vero e proprio terremoto finanziario, da quelle parti.
Dopo aver eseguito una serie di “gender swap” ovvero cambio di genere (protagonisti uomini che vengono sostituiti da donne o transessuali) e “race swap” ovvero cambio di razza (protagonisti che da caucasici diventano qualcos’altro) il pubblico ha iniziato a disaffezionarsi persino a quei filoni dell’intrattenimento che più avevano reso in termini economici come Guerre Stellari, Marvel, Disney, DC e così via.
Nei due decenni precedenti abbiamo visto Hollywood nuotare in un mare di soldi grazie a delle mega-produzioni che hanno arricchito i produttori oltre ogni immaginazione e ciò li ha spinti, per avidità, a generare produzioni sempre più complesse, costose e martellanti.
Peccato però che al momento in cui il giocattolo si rompa, il disastro è dietro l’angolo.
Di cosa parlo?
Lasciamo che siano un po’ di esempi a parlare per me con i film del 2023:
Guardiani della Galassia 3: perdita stimata 100 milioni (M) di dollari ($);
Fast X: perdita stimata 200M$;
The little Mermaid (2023): perdita stimata 160M$;
Mission Impossible DRPO: perdita stimata 210M$;
Elemental: perdita stimata 90M$;
Ant-Man 3: perdita stimata 100M$;
Transformers ROTB: perdita stimata 100M$;
Indiana Jones 5: perdita stimata 270M$;
Creed 3: pareggio tra budget speso ed incassi;
The Flash: perdita stimata 185M$;
Dungeons & Dragons HAT: perdita stimata 130M$;
Killers of the Flower Moon: perdita stimata 200M$;
Shazam! Furia degli dei: perdita stimata 131M$;
Blue Beetle: perdita stimata 115M$;
Haunted Mansion: perdita stimata 162M$;
Ruby Gillman: perdita stimata 75M$;
The Marvels: (siamo agli sgoccioli al cinema) perdita stimata 290M$.
Ci tengo a precisare che questi numeri li ho calcolati con lo spannometro ma ne parlano tutti gli addetti del settore negli stessi termini e che l’elenco è assolutamente incompleto in quanto non ho voluto dilungarmi oltre ma ci sono tanti altri film che hanno floppato di brutto.
Persino “Wish”, il film di animazione Disney che doveva celebrare il 100° anno di questa azienda, è partito così male che ci si aspetta il peggior flop della storia delle animazioni Disney.
Il totale delle perdite dei soli film che ho menzionato conta 2.518 milioni di dollari, una cifra mostruosa, compensata solo in parte da quei pochissimi film che hanno avuto buoni incassi quest’anno come Barbie, Oppenheimer, Super Mario Bros e Spiderman.
A questo disastro bisogna sommare le serie TV che stanno andando di male in peggio e che riguardano principalmente i filoni Marvel, Guerre Stellari, Black Mirror, Sex Education ecc. ecc. che hanno portato ad un enorme calo degli abbonati dei canali digitali a pagamento ed ulteriori perdite di miliardi di dollari.
Non contenti di questo sfacelo, i produttori di Hollywood si ostinano ad insistere nel volerci elargire a piene mani la loro ideologia e lo dimostrano con tutte quelle produzioni che hanno già sviluppato ma che poi, per i risultati terribili che hanno ottenuto negli screening con un pubblico selezionato, sono state rimandate a data da destinarsi come la nuova Biancaneve, il nuovo Blade, il nuovo Capitan America e tanti altri, tutti intrisi di woke dal primo all’ultimo minuto di visione.
In alcuni di questi casi parte del pubblico è uscito dalle sale per il disgusto di ciò che stava vedendo.
Come hanno reagito quindi i produttori, i registi e gli attori di questi film?
Semplice: incolpando il pubblico di razzismo, di misoginia, di sessismo e tutta una pletora di improperi tendenti a demonizzare coloro che non hanno dato il loro contributo economico affinché il paradiso del woke potesse finalmente spazzare via il “patriarcato” occidentale.
Ricordiamo quindi con simpatia la capa di Guerre Stellari che dice che “la Forza è femmina” o le attrici che avevano dichiarato pubblicamente che i loro film “non sono per gli uomini”, salvo poi accusarli di sessismo quando gli stessi uomini (coerentemente) non sono andati al cinema per vedere i loro film.
Siamo quindi in un momento cruciale per quanto concerne la sfera dell’intrattenimento dove da una parte c’è la produzione e dall’altra il pubblico che non vuole più sorbirsi questa narrativa.
Chi la spunterà?
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