Beluz ha scritto:Penso non abbiate compreso, sicuramente mi sono spiegato male. Ovviamente questi oggetti sono legati ad una passione, quella dei cartoni giapponesi della nostra infanzia nella quale il ricordo, la memoria gioca un ruolo essenziale. Diversamente, come qualcuno ha detto, collezioneremmo altro oppure proprio nulla. Ovviamente l’acquisto, il possesso, la vista dei ,modelli provoca anche in me emozioni, e sfido, considerando quanto sia impegnativo ( leggi costoso) oggi imbarcarsi in una passione del genere, che ci vorrebbe pure che non regalasse emozioni. E’ altrettanto chiaro che queste emozioni sono legate a filo doppio all’infanzia che anche per me è stato un bellissimo periodo, pieno di bellissime persone e belle e sane cose. Detto ciò, però, non mi sento appartenere alla categoria di chi, aprendo una scatola, vive il flashback alla maniera dei brutti film e si ritrova nel 1983 con la mamma che fa gli gnocchi.
Il fattore nostalgia che tante reazioni ha provocato io lo ribattezzerei fattore memoria. Nostalgia significa dolore del ritorno, cioè proiettarsi con malinconia e sofferenza emotiva in una fase della vita che si sa essere ormai conclusa ed irripetibile. E’ sottoporsi ad una tortura morale e psicologica. Contenti voi …
Per quanto mi riguarda Sono perfettamente consapevole di essere un cinquantenne degli anni 20 del Duemila, e ciò non mi dispiace. Come molti, spesso dico che, se potessi, tornerei indietro per aggiustare giusto alcune cose della mia vita, ma poi pensandoci penso che mi priverei, così facendo, di errori ed esperienze che mi hanno fatto bene e dunque son contento così. Sono lieto di aver vissuto i Settanta, gli Ottanta e giù di lì. Sarei lieto di vedere i nuovi Settanta del Duemila ma chiedo troppo.
Non credo affatto, poi, che necessariamente i vecchi tempi fossero In TUTTO migliori degli attuali. Se solo guardo ai magnifici snni 80, fatti salvi e non per tutti i Piccioli più abbondanti, era un periodo SOCIALMENTE e POLITICAMENTE disastroso, con terrorismo e mafia che imperversavano impunemente con decine di morti al giorno, corruzione, attentati, malsanità, partiti politici che rubavano e scialacquavano denaro pubblico creando il debito attuale, assenteismo, disorganizzazione ed arroganza negli uffici pubblici a livelli da incubo. Più o meno problematico come adesso e con difetti similissimi se nonnidentici all’Italia di oggi.
Allora come oggi c’era gente che viveva in garage ed androni di case dalle mie parti, cambiano la lingua ed il colore della pelle ma non le condizioni di povertà estrema.
Alcuni miri compagni di classe, a 10 0 9 anni li incontravo il pomeriggio vestiti da ragazzo del bar o in bicicletta a fare consegne per macellerie o botteghe. Non c’erano insegnanti che chiamavano i servizi sociali e non tutti i “padroni” erano persone buone perbene.
Era la nostra estraneità e la nostra innocenza, in larga parte da privilegiati, a farci vivere nel mondo dorato ed impermeabile dei robot.
Ma io non posdo essere nostalgico della ma innocenza degli otto o nove anni, a cinquant’anni, perdonatemi ci sarebbe in me qualcosa che non va. La fuga dalla realtà a mio giudizio è la colpa più grande della nostra generazione, che si illude di poter protrarre a tempo indeterminato l’adolescenza ed in alcuni casi addirittura l’infanzia.
Il nostro compito dovrebbe essere non il fuggire di continuo nei bei vecchi tempi andati, ma vivere il presente con impegno per donare ai NOSTRI bambini quella spensieratezza che a nostra volta, tra bombe nelle piazze e sui treni ed omicidi sotto casa, i nostri splendidi genitori sapevano costruire OGNI GIORNO al prezzo di sacrifici e rinunce ( non si parla solo in termini economici e consumistici) che spesso molti di noi non saprebbero fare. Perdonatemi so di essermi allargATO troppo, ma intendevo dire, va bene il ricordo, ok la nostalgia a piccolissime dosi, ma vivere nel passato ci fa sprecare il presente.
Questo è il mio umilissimo punto di vista tanto per chiarire che non sono un collezionista senza cuore…
Vedi, nostalgia ha un duplice significato, come tante cose. Spesso si ripensa ad un periodo difficile della vita, con positività, una volta che lo si è superato. E più passa il tempo, più quel ricordo, che dovrebbe essere "brutto", entra a far parte della nostra vita in modo positivo, diventa un ricordo "bello", di cui andar fieri.
Altrettanto la nostalgia.
Come dici tu, letteralmente, vuol dire pensare al passato con tristezza, rimpianto, ma altresì, può trasformarsi anche nel piacere di ricordare un trascorso felice, dove la tristezza dell'irripetibilità, può diventare puro piacere e gioia del ricordo, fine a se stesso.
Penso che triste sia, non riuscire a fare questo passaggio, che, invece, pare sia il motore di molti collezionisti e non solo in questo campo.
Per il resto, vorrei evitare di commentare, discorso troppo lungo e non mi aggrada parlare di politica, ma mi sento comunque di dover precisare, visto che il tuo discorso sento farlo più volte, che l'assenteismo di una volta produceva servizio, che oggi manca. Vorrei dirti che non vedere assenteismo nel parlare con un call center, vuol dire non avere compreso bene il mondo in cui viviamo. Vorrei dirti che, soffermarsi su morti eclatanti e tragiche, quando oggi ce ne sono molte di più sommerse e non raccontate, praticamente invisibili, vuol dire vivere distaccati dalla realtà. Vorrei dirti che c'è molta più mala sanità oggi che allora e se non lo vedi, spero sia perché hai la fortuna di non dovertene servire. Vorrei dirti che, deve finire la storia di raccontare che paghiamo oggi i debiti accumulati allora, paghiamo oggi debiti e salassi di oggi.
Ma ripeto, fa finta che quest'ultimo pezzo non l'abbia scritto, soffermiamoci solo sul primo...